Scoprire di avere un sarcoma può mettere profondamente in crisi la persona che ha ricevuto la diagnosi. Una crisi che può alterare l’immagine di sé, sia a livello fisico e corporeo sia sotto il profilo psicologico. Di rimando, anche la percezione che gli altri hanno della persona affetta da tumore può risultare influenzata da questa immagine – esteriore e interiore – nuova, inaspettata. Una crisi identitaria che impatta sugli affetti e sulle relazioni sociali del malato: la famiglia, gli amici, il mondo del lavoro e della professione, il tempo libero.
La sessualità, tra le dimensioni vitali di relazione, ne è quasi sempre investita, anche quando la sede della malattia e i relativi trattamenti non riguardano parti del corpo direttamente coinvolte nella funzione sessuale. L’impatto varia da individuo a individuo, sulla base di diverse variabili: il significato che la sessualità riveste nella vita della persona, che non è uguale per tutti; il vissuto personale rispetto alle esperienze sessuali, positivo o negativo, recente o remoto; l’età e la fase della vita; l’organo o gli organi colpiti; la presenza o meno di un partner, o di una relazione di coppia.
Alcuni pazienti sono restii a condividere con il proprio referente medico, e con il team terapeutico, le loro preoccupazioni, i loro timori, in particolare quelli che riguardano gli aspetti più intimi e privati della loro vita. Può essere per pudore e vergogna, o per orgoglio, o ancora per la non abitudine a parlare e condividere aspetti che rientrano all’interno della sfera sessuale. In molti casi si tratta di timori preventivi, di dubbi su ciò che potrà avvenire a seguito della diagnosi della malattia, durante e dopo le cure. È, in generale, la paura dell’impatto che la malattia avrà sulla qualità della propria vita – sui progetti personali, sulle abitudini e le routine quotidiane, sulla sessualità.
A percorso terapeutico già intrapreso, l’impatto sulla sessualità può essere provocato dal cambiamento fisico e psicologico che altera l’immagine di sé, che mina l’autostima della persona, in conflitto con la rappresentazione abituale di sé, e con il desiderio e la percezione dell’altro. Oppure di temporanee, ma effettive, alterazioni fisiche o nel funzionamento sessuale causate dalla malattia e dalle cure. Le diverse problematiche inerenti la sessualità (come altri ambiti fondamentali di esperienza), dopo la diagnosi di un tumore, variano da persona a persona. Ci sono individui che per età, per scelta o stile di vita non ritengono importante la sessualità. Ci sono altri pazienti che subiscono insieme alla malattia anche una profonda crisi dell’intimità di coppia, un brusco arresto del desiderio, dell’interesse e della disponibilità verso il corpo dell’altro e verso l’esperienza sessuale; altri che, al contrario, trovano nella relazione sessuale l’antidoto alla sofferenza, alla malattia, alla paura di ciò che può accadere in futuro, e affrontano i cambiamenti che il corpo attraversa durante la cura con coraggio e fiducia negli esiti terapeutici.